La protagonista de La Libraia è una ragazza che trova la sua strada in modo molto naturale, senza forzature, anzi, ad un certo punto è la strada stessa ad andarle incontro. Spesso i ragazzi vengono forzati, anche nella lettura, perché si deve leggere. Ma sarebbe bello che fossero i libri a scegliere i ragazzi. Come si può facilitare questo incontro?
L’idea del romanzo “La libraia” è quella che in ciascuno di noi c’è un talento che può venire alla luce solo in determinate circostanze. Prima di trovare la sua strada alla giovane protagonista gliene hanno imposte tante di strade, e ogni volta ha dato il peggio di sé. Fino a trovare una sorta di spazio vuoto, fatto di ascolto e di esempio silente. A volte un piccola forzatura può essere necessaria per innescare la miccia, cioè la passione per le storie e per quegli oggetti (libri cartacei o e-reader) che le contengono. Sicuramente un autore, quando incontra i ragazzi ben preparati da insegnanti a loro volta genuinamente appassionati alla lettura, può fare molto per motivarli alla scelta di un libro, non importa quale. Inoltre funziona invitare i ragazzi a esprimere il loro giudizio su una lettura fatta (e scelta da una lista il più variegata possibile che comprenda graphic novel, classici, romanzi distopici…) condividendola con i compagni, senza che essa sia materia di valutazione. L’amore per la lettura sa essere contagiosa, anche tra i teen agers.
Nello splendido albo “Ma l’amore che cos’è?” si spiega questo sentimento ai bambini, con immagini semplici e di vita quotidiana. Ma l’amore che cos’è per i bambini e i ragazzi? C’è ancora la favola o sono diventati tutti più cinici fin da piccoli?
L’amore non è una favola, è concretezza, è emozione, è prendersi cura. Ci può essere un atteggiamento di facciata in qualche bambino più grandicello, che sbuffa quando si parla di amore, ma basta grattare un po’ la superficie (anche quella degli adulti oserei dire), e vengono fuori tante cose. Ma l’amore che cos’è è una domanda che dovremmo farci sempre, per tuta la vita. Ma nella prima infanzia aiuta a educare i bambini all’affettività, a dare voce ai sentimenti, e a rispettare anche quelli degli altri.
Uscirà a breve “Io sono Adila. La storia di Malala raccontata ai bambini e alle bambine”. Qualcuno può pensare che sia una storia troppo difficile da raccontare ai più piccoli, ma credo che con le parole giuste tutte le storie possono essere raccontate, soprattutto quelle di grande valore come questa. Ci può anticipare come verrà raccontata questa storia?
La storia di Malala, la ragazzina pakistana ferita gravemente dai talebani e insignita nel dicembre scorso del Premio nobel per la pace, è legata a uno dei diritti primari dei bambini e delle bambine: quello all’istruzione. Dare valore a ciò che si fa ogni giorno quando andiamo a scuola, alla materna, alla primaria, ci rende consapevoli e ci apre alla comprensione di un altro mondo, dove questo diritto deve ancora essere conquistato. La protagonista è una bambina pakistana ancora piccola che ama andare a scuola, ma la cui famiglia crede che per lei sia meglio stare a casa. Accadeva anche in Italia fino a qualche decennio fa; è accaduto a mia madre, classe 1944, che si è fermata alla Quinta elementare anche se era un’alunna brillante e volenterosa. La maestra di Adila, per convincere i suoi genitori, sceglie di raccontare loro la storia di Malala. A volte ci vogliono dei gesti eroici per aprire i cuori un po’ induriti.
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