In occasione del suo secondo viaggio in Italia Goethe si imbatte nei festeggiamenti del carnevale romano cui dedica minuziose descrizioni all’interno del suo libro.
Nella settimana conclusiva dei riti del carnevale affidiamo a lui e alle sue parole il compito di raccontarci questa nostra antica tradizione.
“Nell’intraprendere la descrizione del carnevale di Roma, dobbiamo aspettarci un’obiezione: che cioè una festa di simil genere non possa veramente prestarsi ad una descrizione. (…)
Ancora più seria apparirà l’obiezione, quando noi stessi avremo confessato che il carnevale di Roma non può offrire un’impressione né completa né piacevole, né rallegrare propriamente gli occhi, né soddisfare lo spirito del forestiero che lo veda per la prima volta e che del resto non può far altro che vederlo.
La via lunga e stretta, in cui si rincorre una calca innumerevole di persone, non si può nemmeno abbracciar tutta con l’occhio: si può distinguere tutt’al più qualche particolare, in mezzo al tumulto che passa sotto i nostri sguardi. Il movimento è sempre quello, il frastuono assordante, e la serata finisce con una sensazione di scontento (…)
Il carnevale di Roma non è precisamente una festa che si offre al popolo, ma una festa che il popolo offre a se stesso.
Lo stato non si preoccupa gran che dei preparativi, né di grandi spese. La serie dei divertimenti si svolge automaticamente; e la polizia non fa che dirigerla con mano non troppo pesante.
Non si tratta insomma d’una di quelle numerose feste ecclesiastiche che a Roma abbarbagliano gli occhi degli spettatori; non è il fuoco d’artifizio, che da Castel S. Angelo presenta uno spettacolo unico e stupefacente; non è l’illuminazione della cupola e della Chiesa di S. Pietro, che richiama e manda in visibilio tanti forestieri di tutti i paesi; non è una brillante processione, al cui passaggio il popolo rimane stupefatto e commosso alla preghiera. Qui basta un segnale per avvertire che ognuno può fare il pazzo a modo suo e che, ad eccezione delle bastonate e delle pugnalate, quasi tutto è permesso.
La differenza di casta, tra grandi e piccoli, sembra per un momento sospesa; tutti si addossano l’un sull’altro, tutti accettano con disinvoltura quel che loro capita mentre la libertà e la licenza son mantenute in equilibrio dal buon umore generale. (…)
Tenteremo di rappresentare alla fantasia dei lettori i divertimenti e il guazzabuglio di queste giornate. Ci lusinghiamo anche di rendere un servizio a tutti quelli che hanno assistito una volta al carnevale e che potranno anocr provar diletto a ricordarsi vivamente di quesi giorni; non meno che a coloro i quali stanno per compiere il viaggio di Roma; a questi le poche pagine che seguono potranno offrire una rassegna generale degli spettacoli e il piacere di una gioia pazza e travolgente”.
J.W. Goethe, tratto da Viaggio in Italia, Roma, 1788