Poco conosciuto in Italia, Tinitin rivive ora una nuova giovinezza attraverso la nuova edizione Rizzoli Lizard che in 8 volumi raccoglie 24 storie in grado di ricostruire tutta la “vita” del reporter Belga.
Nato tra la prima e la seconda guerra mondiale la striscia che narra le avventure dell’impavido reporter e del suo fido cane Milou si diffonde dopo la fine dell’ultima grande guerra, ma in Italia non ottiene il successo che gli riservano altri paesi europei. Philippe Daverio, cui è afffidata la prefazione al primo volume, attribuisce l’impermeabilità del nostro Paese al forte spirito filo americano che si diffuse in seguito alla Liberazione e che contribuì al successo di altri personaggi e fumetti a stelle e strisce.
Nel primo volume si assiste alla formazione e iniziale maturazione del personaggio che prosegue poi nei volumi successivi. Georges Remi, in arte Hergé, rispondeva con Tintin all’esigenza di creare un eroe non eroe che potesse trasmettere valori e conoscenza. Il primo episodio della raccolta è Tintin nel paese dei Soviet ed è smaccatamente anti comunista come richiedeva il fermento culturale del momento, mentre già nel secondo racconto Tintin va in Congo si abbandona completamente la deriva politica. A questo secondo episodio sono state mosse accuse di razzismo, ma collocandolo temporalmente nel periodo originario, gli anni Trenta nel pieno colonialismo Belga, appare evidente come le accuse siano prive di fondamento.
Tintin offre con le sue strisce una panoramica molto interessante sulla formazione culturale del vecchio continente e rileggerlo oggi, con la consapevolezza di ciò che siamo diventati, offre chiavi e stimoli preziosi.