“I libri cartacei portano l’uomo verso un luogo che è ben più magico di Narnia, di Hogwarts o della Terra di Mezzo: la libreria. E non quelle librerie immense, quelle appartenenti a case editrici, che rischiano di proporre la stessa multiscelta “ebookiana” ma quelle librerie gestite da un singolo libraio, che innanzitutto è un lettore, librerie che magari hanno solo quattro scaffali ma pieni, librerie che magari non vendono quel libro che il cliente cercava ma il cui libraio sa proporre una variante che lo ha ispirato o che ha amato e che farà innamorare anche il nuovo lettore.
E allora la letteratura diventa condivisione, passione che accomuna gente diversa, anzi diversissima e passa da attività solitaria ad attività comunitaria.
In libreria si discute, ci si emoziona, ci si diverte tutto grazie ad un oggetto che magari costerà caro o che finirà per occupare troppo spazio in casa ma che, se ripreso, potrà far tornare alla mente tanti ricordi e che, grazie al suo profumo stimolerà la fantasia, la creatività ma soprattutto l’umanità.
Dietro ogni libro c’è una storia ma soprattutto ci sono altri esseri umani e questo con l’ebook non si percepisce. Con l’ebook la letteratura diventa solitaria. Il massimo di comunità è quella dei commenti su Internet, cosa ancora più triste della solitudine.
E l’ebook non deve neanche “rimanerci troppo male”: ha perso la partita, come d’altronde sempre fa la tecnologia.
Non è colpa sua: il cartaceo, come spiega Umberto Eco, dà piacere, lo stesso che provavamo quando in bocca avevamo il ciuccio: il ciuccio è stato semplicemente sostituito dal dito bagnato tipico di chi sfoglia le pagine di un vero libro. È qualcosa di innato, di arcano.
Ma e se fossero gli ebook a vincere? Asimov lo immaginava quando descriveva quei suoi futuri terribili e senza speranza: immaginava schermi che oltre a proiettare le parole della storia le facevano sparire, come un ricordo. A questo punto a che serve un libro cartaceo? Una volta finito di leggerlo che si fa? Forse lo si butta?
In una società abituata ad eliminare qualsiasi traccia di sé i libri cartacei ci insegnano nuovi valori: ci insegnano a custodire ed a tramandare.
Donare un libro significa donare una parte di sé, qualcosa che ci ha colpito profondamente, un piccolo pezzo di anima.
Custodire un libro significa invece curarsi l’anima, vederla crescere, cambiare, maturare, come una piccola pianticella per poi vederla intrecciarsi a quelle di chi quel libro lo ha amato, come in un bosco meraviglioso, magico, letterario”.
Giulia Rossi
Ciao, volevo condividere le belle e gioiose parole di Giulia.
Entrare in libreria mi emoziona ogni volta, è come avere tanti amici e viaggiare con loro, e mentre passeggio tra gli scaffali c’è sempre un libro che mi chiama e scopro che è proprio quello che voglio leggere.
ELISABETTA