La Repubblica delle farfalle racconta le vicende di un gruppo di ragazzi e della loro permanenza a Terezin, una città-fortezza della Repubblica Ceca che venne trasformata in campo di transito per Ebrei destinati ai campi di concentramento e allo sterminio.
Terezin veniva utilizzato anche per la propaganda nazista trasformandosi in un vero e proprio set cinematografico che raccontava di quanto fosse bello vivervi. In realtà nulla si poteva raccontare di quello che accadeva li dentro, ma un gruppo di ragazzi decide di contravvenire alla regola e ci lascia, attraverso le pagine della rivista clandestina Vedem, un’immagine precisa di cosa fosse la vita reale a Terezin.
Matteo Corradini, ebraista e profondo conoscitore della Shoah, attraverso le pagine del suo romanzo apre ferite profonde e scuote fin nel midollo. Leggendo il Diario di Anna Frank si percepisce quello che è stato di sfuggita, ovattato, per certi versi edulcorato, mentre attraverso il racconto di adulto se ne coglie tutta la crudezza. La forza della Repubblica delle farfalle sta nel trasmetterci quella realtà, vissuta attraverso gli occhi di ragazzo, in tutta la sua drammatica dell’autenticità.
Personalmente ho assaporato lo stesso spirito ne La vita è bella di Benigni: spero sia di buon auspicio.
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