C’era una volta…

Non si leggono più le fiabe classiche o, quantomeno, si leggono molto poco.
Perchè si considerano forse passate di moda, oppure perchè “sa, i bambini di oggi sono così svegli che queste fiabe antiche non appassionano più”.
È un vero peccato, dico io, perchè dalle fiabe classiche si può imparare tanto.
In fondo siamo tutti cresciuti con Cenerentola che perde la scarpa e viaggia su una zucca, Biancaneve che lava e stira per 7 nani e Aladino che spolvera una lampada tutto il giorno, eppure, a parte alcuni casi, siamo cresciuti più o meno bene, senza grossi traumi.
Anche perchè, tra le favole classiche, le versioni integrali e originali, si celano molti spunti educativi, per quella che viene definita la didattica emozionale.
I bambini e i ragazzi oggi sono sicuramente più svegli, imparano prima molte cose, alcune delle quali, però, dovrebbero essere loro precluse.
Sto parlando della violenza senza confini che assorbono dai media.
Anche nelle favole classiche c’era violenza, c’era la morte, ma veniva presentata in un modo adatto e congruo all’età.
La violenza che passa dai media è un messaggio di non-amore, di pressioni e di violenza psicologica, senza filtri.
Le fiabe sono una strada che il bambino può percorrere accompagnato da un adulto per distinguere il bene dal male, l’amore dal non-amore.
Nei personaggi delle fiabe un bambino può identificarsi e compiere insieme al proprio eroe un percorso di formazione e di crescita.
Allo stesso modo è importante la narrazione, il raccontare.
È importante che i messaggi vengano veicolati e spiegati a volte dall’adulto che legge.
La fiaba sviluppa la capacità del bambino di riconoscere ed esternare le proprie emozioni e i propri stati d’animo, aiutando il bambino a formare la propria personalità con serenità, sicurezza e dignità.

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